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Conoscere sè stessi osservandosi e riconoscendosi, tra introspezione ed autoanalisi

Conoscere sè stessi osservandosi e riconoscendosi, tra introspezione ed autoanalisi

Dalle domande che ti poni può dipendere la tua qualità di vita, perché ti consentono di osservarti veramente dentro, di scavare e cercare, fino al raggiungimento della miglior parte di sé.

Allenati all’introspezione e fai attenzione alle domande che ti poni, e a come te le poni, perché hanno l’enorme potere di condizionare il tuo modo di vivere , di osservare e leggere la realtà, di modificare le tue percezioni e di guidare le tue emozioni.  

 

(Tempo di lettura 3 minuti)

 

Affinché i tuoi limiti possano essere superati, e che tutto ciò che ti  impedisce di essere maggiormente consapevole possa essere trasformato in risorse espresse e potenziate, devi focalizzare la tua attenzione sulle domande che ti poni più che sulle risposte.

Le giuste domande sono quelle canalizzatrici di verità , di introspezione e autoanalisi, in piena coscienza.

Le domande giuste:

Le giuste domande sono quelle che ti spingono ad andare oltre i tuoi abituali confini, ad aprirti a nuove possibilità e nuovi sguardi, ad abbandonare la tua comfort zone. 

La domanda giusta è quella che ti fornisce una nuova prospettiva, che ti consente di osservare da un altro punto di vista, che da accesso a nuove possibilità di crescita. Fin da piccoli ci hanno premiato quando davamo la “risposta giusta”. Eppure in media un bambino di quattro, cinque anni, pone più di trecento domande al giorno. E’ un peccato che sia stata data molta meno importanza alle domande che ponevamo, a come potevano essere formulate e strutturate, e che in età adulta finiamo per porne un paio al giorno, anche a noi stessi.

Dalle domande che ti poni può dipendere la tua qualità di vita, perché ti consentono di osservarti veramente dentro, di scavare e cercare, fino al raggiungimento della miglior parte di sé.

Fai attenzione alle domande che ti poni, e a come te le poni, perché hanno l’enorme potere di condizionare il tuo modo di vivere , di osservare e leggere la realtà, di modificare le tue percezioni e di guidare le tue emozioni.  Il nostro potere di scelta e di azione può essere aumentato o diminuito proprio da questo.

Insomma, le domande giuste fanno la differenza e sono quelle che ci aiutano a star bene. Ad  esempio:

  1. Quali sono i tuoi bisogni e desideri?
  2. Quali sono i tuoi punti forti e quelli deboli?
  3. Quali modalità utilizzi nel reagire alle situazioni?
  4. Quali emozioni provi e come le vivi?
  5. Quali abitudini e schemi di pensiero utilizzi?
  6. Quali sono le tue preferenze, i tuoi  gusti, ciò che ti fa stare bene?

     

Saper rispondere a queste 6 osservazioni relative alla nostra vita personale diventa fondamentale per  riconoscere i segnali emotivi espressi dal nostro corpo, dare un corretto nome alle emozioni che proviamo, comprendere quali sono le situazioni nelle quali ci sentiamo bene e quelle in cui non siamo a nostro agio. In poche parole, più siamo consapevoli più  impariamo ad ascoltarci.
Ma il più delle volte, nel quotidiano, presi dai mille impegni e da ciò che ci capita intorno, non siamo in grado di prestare attenzione a cosa accade dentro di noi. Così, tartassati da immagini, modelli, influenze e tendenze attraverso i social, non distinguiamo più cosa appartenga veramente a noi e cosa sia invece frutto di un condizionamento. Se non prestiamo attenzione a ciò  che sta accadendo realmente all’interno di noi, perché non siamo più abituati a farlo, o perché forse non abbiamo mai imparato, la consapevolezza può risentirne fortemente. Rendersi conto di come funzionano la nostra mente e il nostro corpo, implica un lavoro costante su noi stessi, un processo lungo tutta la vita,  che ha come finalità il creare un prezioso spazio di conoscenza di se stessi che direziona il nostro modo di essere e di percepire. Si tratta di compiere un processo di introspezione che migliora la qualità della nostra vita, un atto della coscienza con il quale si osservano e si esaminano i propri pensieri, sentimenti, desideri, entrando in profondità nel proprio mondo interiore.

L’introspezione

Nel processo di introspezione ci si guarda dentro, ci si osserva nel profondo facendo un insieme di riflessioni sui propri comportamenti, esperienze, scelte, progetti e vari aspetti della vita, e questo conduce ad una migliore conoscenza di sé stessi, a un rafforzamento della consapevolezza e, spesso, alla risoluzione di molti problemi personali. All’interno di questo processo ognuno di noi assume il ruolo di osservatore di sé stesso e di esploratore della propria realtà e vive un’esperienza individuale assolutamente unica.

Introspezione e Consapevolezza

Una persona introspettiva è particolarmente consapevole di sé stessa. In genere tende a prestare molta attenzione ai suoi processi mentali e alle ragioni che  determinano le proprie azioni nelle varie circostanze. Questo ha sempre un risvolto sulla modalità di osservare il mondo esterno, spingendo ad agire con attenzione, calma, manifestando un’importante presenza. Proprio per questo , di riflesso, l’introspezione apporta dei benefici in molti aspetti della vita, inclusa la socialità e le capacità relazionali. Le persone introspettive tendono ad essere intelligenti, non solo da un punto di vista prettamente razionale, ma anche emotivamente.

Differenza tra autoriflessione e introspezione

L’introspezione implica una certa capacità mentale di riflessione ed è strettamente correlata all’autoriflessione, ma esiste una sottile differenza tra questi due concetti. Entrambe sono processi di autovalutazione finalizzati a comprendere degli aspetti di noi stessi, a trovare delle soluzioni e a migliorare certi aspetti personali. Ma mentre l’autoriflessione può essere condotta ad un livello superficiale, l’introspezione richiede un processo molto più profondo  attraverso il quale si possono  esaminare tutte le sfaccettature di ciò che stiamo analizzando (ad esempio, che impatto hanno i nostri gesti e le nostre parole sugli altri?), a farci comprendere alcune cause profonde di determinati comportamenti  che tendiamo ad assumere e a modificare tutti quegli schemi che ci portano a commettere ripetutamente alcuni errori, per poterli correggere.

Conoscere i propri aspetti interiori non è un processo semplice, i sentimenti e le emozioni non seguono leggi razionali e spesso ci si trova ad affrontare contraddizioni ed ambiguità. Il rischio è quello di cadere nell’auto-inganno

L’illusione introspettiva

Esiste un bias cognitivo (cioè una distorsione) definito “illusione introspettiva”, che ci porta a pensare di avere una visione chiara dei nostri stati mentali e a credere di comprendere le ragioni alla base delle nostre decisioni e dei nostri comportamenti. Anche nei casi in cui le persone non hanno una visione del proprio processo interiore o fanno delle introspezioni non informative, forniscono comunque descrizioni sicure dei loro processi mentali, come fossero “inconsapevoli della loro inconsapevolezza”.

“E’ proprio la ricerca più avanzate delle neuroscienze a mostrare come l’autoinganno sia un processo mentale inevitabile” (Nardone, 2014; Gazzaniga, 2000; Damasio 2021; Goldberg,2005).

Di fatto , dunque, siamo tutti portati a prediligere quelle scelte che sono “più comode” rispetto a quelle che sono le “migliori”, tendendo, in modo del tutto naturale e innato, a scartare inconsciamente tutto ciò che ci appare doloroso, faticoso, scomodo, minaccioso, pauroso e poco conveniente.

Ci muoviamo nel mondo costruendo faticosamente un equilibrio che preserviamo a tutti i costi, e da lì partiamo affinché nulla possa turbarlo.

Questo comune meccanismo di mantenimento è così potente che alla fine riusciamo persino a costruire argomentazioni così assurde, ma così potenti, da convincere noi stessi e gli altri di essere nel giusto. Uno degli errori più comuni che tendiamo a fare è ritenere che ciò che ci accade non dipenda da noi.  Anche se non possiamo controllare il mondo esterno e non possiamo avere il controllo su tutto, possiamo cambiare la nostra percezione di esso e di tutto quello che ne fa parte, comprese le nostre interazioni con gli altri e con noi stessi. 

Lavorando sull’auto consapevolezza possiamo far sì che le nostre scelte non siano frutto dei nostri limiti, qualcosa che subiamo senza potere alcuno, ma la base da cui far emergere il nostro potenziale e le nostre risorse.

Possiamo allora evitare gli autoinganni? Come già detto, non si può, fanno parte della natura umana. Quello che possiamo fare però è imparare a gestirli,  riconoscendoli non appena si presentano, e a trasformarli affinché possano diventare una risorsa e non un limite.

Per farlo bisogno imparare a porsi le domande giuste, a guidare il nostro cambiamento!

Un’attenta analisi dei nostri soliti “schemi funzionali” può rivelarci molto su come prendiamo delle decisioni.  Quando cambiamo e interrompiamo questi schemi, automaticamente poniamo fine al nostro personale circolo vizioso che tende ad alimentare o a rendere persistenti i nostri modi di compiere delle scelte. Quando questo avviene il cambiamento sarà inevitabile! 

Chiedere supporto

Esistono diverse tecniche per intraprendere questo percorso, ma a volte il supporto di uno specialista potrebbe esserci di grande aiuto.

L’ intervento dello psicologo, che facilita il processo di cambiamento, consiste nel provocare delle esperienze percettive concrete che mettano la persona nella condizione di provare qualcosa di diverso nei confronti della realtà da cambiare, in modo da aprire così la porta a reazioni differenti sia emotive che comportamentali. In questo modo si effettua non solo un cambiamento nei comportamenti, nelle cognizioni, o nelle  emozioni, ma un cambiamento che avviene su tutti e tre i livelli, sulla scia di una esperienza concreta che modifica il modo di percepire quella realtà. 

 

Dott.ssa Lucia Montalto 

Psicologa, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia della Salute